Agli agricoltori di Favrio
Sicuramente qualcuno, leggendo il titolo, penserà che io stia facendo un appello ai miei compaesani.
Non è così. Si tratta infatti della frase iniziale di un vecchio dattiloscritto che Beppe Baroldi ha rintracciato tra le antiche carte di suo zio Livio. È su carta intestata del Comune di Lomaso e porta la data del 18 luglio 1929 (Anno VII). Penso valga la pena trascriverlo integralmente perché sono particolarmente interessanti sia l’argomento trattato sia la forma altisonante, tipica del periodo fascista,
nella quale è scritto. Ecco cosa scriveva il podestà di Lomaso agli agricoltori di Favrio (praticamente a tutti gli abitanti). L’attuale periodo di siccità che da vari mesi si prolunga senza accenni di un miglioramento, minaccia ai raccolti danni gravissimi, tanto più quando si pensa che la siccità dello scorso anno ebbe pure a distruggere gran parte dei prodotti del suolo, facendo così mancare alla popolazione una delle sue maggiori risorse.
Il problema è della maggiore gravità ed urgenza, sì che ogni provvedimento possibile deve essere adottato, ove sia possibile, per attenuare disastri così gravi e per far sì che le fatiche ed i sacrifici dei contadini, non siano resi inutili e vani dall’inclemenza delle stagioni.
Un impianto di irrigazione ben costruito e ben governato potrà essere oggi e per l’avvenire, la salvezza dei prodotti del vostro suolo e del vostro lavoro e rappresenterà la valorizzazione del vostro patrimonio terriero. Ognuno di voi sa che un terreno irriguo vale molto più di un altro sottoposto al grave rischio delle stagioni asciutte, perché il primo da un maggiore reddito non solo, ma un reddito del quale si ha la certezza quasi matematica, in particolar modo nella vostra regione, dove ben poco sono da temere i danni della grandine e del vento. In tal modo perciò voi sarete sicuri di non lavorare per nulla, ma per raccogliere i frutti abbondanti e sicuri del vostro duro lavoro, dei vostri sacrifici; maggiore tranquillità entrerà nei vostri spiriti, maggior benessere nelle vostre famiglie. Alcuni di voi, che da tempo hanno compreso la necessità di tale opera, si sono rivolti a me, per vedere se con un lavoro sollecito e di poco costo fosse possibile portare nelle vostre terre arse dal sole quell’acqua di cui tanto abbisognano. Tale possibilità esiste per Favrio come per tutto l’altopiano
di Lomaso, ed è mia intenzione di fare con l’aiuto del Governo Fascista, assai sollecito per tutte le opere di miglioramento della terra, un impianto moderno e perfetto di irrigazione, da Campo a Favrio. Per giungere a questo occorre però del tempo, e per le vostre necessità
ogni giorno che passa rappresenta un danno gravissimo. Perciò bisognerà intanto contentarsi di fare, con il vostro lavoro e con la concordia più assoluta, un opera provvisoria e quanto più rapida è possibile per portare a qualche modo l’acqua dove deve arrivare. Dico bisognerà perché è un dovere sacro e patriottico quello di salvare a tutti i costi le vostre terre dalla inclemenza del tempo. È un dovere verso Dio, verso la Patria, verso di voi e verso le vostre famiglie: il contadino che trascura la sua terra dimostra di non aver cari i più sacri affetti umani.
Al vostro animo mite e generoso di lavoratori della terra, al vostro cuore e alle vostre braccia dovete fare appello per compiere quest’ opera nel più breve tempo; solo così in una sola volta potrete ricuperare la spesa del vostro lavoro e salvare il prodotto delle vostre terre.
Per questo ottenere bisogna operare concordi, bisogna abolire ogni chiacchera sopire ogni discordia; soltanto così, dimostrando la vostra buona volontà e la serietà dei vostri intendimenti porterete a termine un’ opera che, nel vostro esclusivo interesse vi procurerà la gioia di chiamarvi fieri di essere in tutto cittadini perfetti della nuova Italia Fascista.
Alla lettera sopra trascritta è allegato un «Piano finanziario provvisorio» che è opportuno riportare.
Alla spesa di costruzione ed esercizio dell’impianto di irrigazione per la campagna di Favrio potrà essere provveduto nel seguente modo:
I° Gli interessati proprietari di fondi verseranno una quota fissa di L. 40 per fondo spese, salvo conguaglio.
Essi così acquisteranno il diritto di precedenza all’uso dell’acqua. Coloro che tale diritto volessero acquistare in seguito, e purchè l’acqua disponibile lo permetta, verseranno una quota di L. 60.
II° La mano d’ opera per i lavori verrà prestata a turno dai soci interessati e conteggiata a L. 2 all’ora per sterratori e falegnami e L. 1 per manovali ed aiutanti.
III° L’acqua verrà concessa ai soli soci in regola col pagamento della quota, per turno da stabilirsi e verso il pagamento di L. 0.01 all’ora per pertica irrigata.
IV° Gli interessati affideranno la gestione del lavoro e della concessione d’ acqua ad un consiglio di tre persone, che avranno l’incombenza di condurre i lavori con la massima celerità e nel miglior modo, nonchè di sorvegliare e stabilire il buon andamento dei turni e delle irrigazioni.
Ed ecco alcune considerazioni finali. L’impianto, dal punto di vista tecnico, si sarebbe sicuramente potuto realizzare. Con un’ opera di derivazione sul Carera, più o meno nella zona dove è stata realizzata negli anni Ottanta del secolo scorso quella che serve l’irrigazione della piana del Lomaso (l’acqua se la sono presa senza far passare le condotte per la nostra campagna), si sarebbero potuti irrigare i terreni di Favrio; certo non tutti, ma sicuramente i migliori, poche decine di ettari in tutto: la val, sesenere, le fiorenze, le vigne, sora case e cadegos per citare le zone più significative. Viene da pensare che se l’opera fosse stata realizzata, con l’avvento dei moderni criteri di irrigazione, nelle aree sopra ricordate, invece che il solito mais, potrebbero esserci frutteti, coltivazioni di ortaggi ed altro.
Perché allora non si è riusciti a costruirla? I motivi sono semplici: erano anni di miseria e gli agricoltori di Favrio non avevano proprio i soldi necessari, nemmeno le 40 lire per il fondo spese e il centesimo all’ora per pertica (è il caso di ricordare che una pertica quadra era poco più 3 mq e mezzo); a quelle condizioni anche irrigare una proprietà piccola avrebbe richiesto cifre rilevanti. Non esisteva altresì
neanche «mamma» Provincia che elargisse generosamente, come succede adesso, contributi a fondo perduto.
Ormai è andata così e la situazione non è destinata a cambiare neanche in futuro perché tutte le risorse idriche disponibili sono già completamente utilizzate.